martedì 24 aprile 2012

La Spigola che non ti Aspetti


Volevo parlarvi di questo incontro di qualche giorno fa in fase di scaduta avanzata, non tanto per la bellezza della preda che ritengo una fra le più affascinanti ma per la particolarità e le modalità della cattura avvenuta in strane circostanze.
Arrivato sullo spot ho notato che il mare era andato giù troppo velocemente, una leggera onda lunga frangeva sulla scogliera creando un po’ di schiuma nella zona di risacca.
Ho iniziato a lanciare senza troppa convinzione provando e riprovando lungo la scogliera senza sentire niente per circa un’ora.
In queste situazioni, per sfruttare il canale che si forma parallelamente alla struttura artificiale, preferisco utilizzare artificiali compatti con una superficie della paletta leggermente più grande per avere maggiore stabilità nella corrente e per lavorare vicino al fondale.
Ad un certo punto, proprio nei pressi di uno scoglietto semi-affiorante, è partita una predata su un branco di mugginetti, per sfruttare al meglio la situazione avrei dovuto montare un top water o un darter extra shallow ma non avendo il tempo materiale per farlo ho optato per lanciare il Pointer 100 SP che stavo utilizzando in quel momento.
Ho lanciato anche troppo precisamente dietro l’ostacolo e per far lavorare al meglio l’artificiale ho dovuto scavalcare lo stesso alzando la canna e dando un leggero colpo di vetta …. sfortunatamente (o fortunatamente) il trecciato si è avvolto intorno all’anellino più vicino all’apicale bloccando istantaneamente l’azione di pesca.
Ho impiegato qualche secondo per sbrogliare la situazione mentre l’artificiale rimaneva in perfetto suspending nella zona della cacciata e appena ho messo di nuovo in tensione ho avvertito un peso sulla canna.
Inizialmente ho pensato di aver preso lo scoglio ma solo un istante più tardi mi sono reso conto che qualcosa aveva attaccato il Pointer …ferrata decisa e dopo un paio di minuti ecco apparire questa bella regina !!


Questa cattura un po’ fortuita mi ha convinto ancora di più dell’efficacia della pausa durante il recupero di artificiali specialmente in presenza di acqua velata e schiuma, dove un’azione suspending più o meno prolungata può far davvero la differenza.
Ho notato la stessa cosa in situazioni analoghe lavorando lentissimamente un w.t.d. sulla schiuma e subendo l’attacco decisivo proprio al momento dello stop.


Attrezzatura :

Mulinello : Daiwa Morethan Branzino 3000

giovedì 19 aprile 2012

Alletterati ed Assist Hook


Li avevamo trovati la scorsa primavera e anche quest’anno speravamo di fare l’incontro con questi potenti predatori di branco.
Qualche giorno fa, prima delle perturbazioni che hanno portato instabilità e mare mosso, abbiamo avuto la fortuna di incappare in quella che possiamo definire la mattinata perfetta: alta pressione, assenza quasi totale di vento, mare calmo e temperature più alte della media stagionale; questi sono fattori che favoriscono la formazione di mangianze a galla.

La ricerca è stata abbastanza difficile, abbiamo notato da subito un po’ di attività superficiale ma appena arrivati sul posto tutto svaniva così velocemente tanto come si era formato.
La mossa vincente è stata quella di spostarsi più fuori, dove, grazie anche alla presenza massiccia di acciughe, il fenomeno durava qualche secondo in più permettendoci di effettuare un paio di tentativi a testa.
Giusto due magianze più stabili ci hanno permesso di confrontarci con questi splendidi pesci e di assaporarne tutta la loro potenza ed esplosività durante le fasi del combattimento.


Questa ulteriore esperienza mi ha convinto ancora di più sull’efficacia dell’amo singolo montato in testa al jig con un piccolo assist tale da far arrivare la curvatura dell’amo sulla 3/4 circa della lunghezza dell’esca metallica.
L’unico accorgimento è quello di scegliere un amo con un gap (distanza tra punta e gambo) tale da non permettere allo stesso di “abbracciare” l’esca.
L’amo singolo, a differenza dell’ancorino, difficilmente farà presa all’interno dell’apparato boccale del pesce (punto sicuramente più delicato) ma una volta che questo si gira e parte, uscirà velocemente verso l’esterno conficcandosi ai lati delle mascelle.
La conformazione stessa della bocca guiderà prima il filo e poi il jig con il suo assist proprio in quel punto preciso.
Con queste trazioni le zone interne e carnose della bocca tendono a lacerarsi con più facilità, mentre quelle esterne sono sicuramente più resistenti.
A questo punto basterà ferrare con forza, magari anche ripetutamente, al fine di conficcare l’amo nel migliore dei modi.
L’ultimo accorgimento è quello di scegliere un amo dal filo medio/sottile, chiaramente sempre proporzionato alle prede che stiamo insidiando, proprio per facilitare la penetrazione nella carne e nello stesso tempo non creare un foro troppo grande che con la trazione potrebbe dilatarsi ancora favorendo la slamatura durante le fasi critiche del combattimento.

Se l’assist è provvisto di solid ring verrà collegato all’artificiale tramite uno split ring (foto 1), stessa cosa se termina con una semplice asola (foto 2) e in questo caso può essere anche montato senza l’ausilio del ring (foto 3).

foto 1

foto 2

foto 3

Un ringraziamento particolare ai mie compagni d’avventura : Sergio che ha dimostrato di essere all’altezza della situazione destreggiandosi con la cattura da vero spinner e Giacomo che, per quanto non troppo fortunato in questa occasione, si è reso indispensabile con il supporto logistico e morale ! Dai Giacomino, la prossima volta tocca a te …ne sono sicuro !

Non è stato possibile rilasciare un esemplare mentre gli altri due hanno avuto questo privilegio, naturalmente dopo le foto di rito :